28 ago 2011

L’imprenditoria giovanile ai tempi della crisi.

Un’ indagine di Datagiovani rivela che nel 2011 è calato di 7800 il numero di titolari d'impresa under trenta. Negli ultimi 5 anni l’imprenditoria giovanile è scesa del 16%
 
La crisi economica si fa sentire soprattutto sui giovani.  Non è una banale riproposizione di frasi usate più e più volte da tutte le posizioni politiche, ma una verità che emerge dall’ultima indagine dell’istituto di sondaggi Datagiovani di Padova. Secondo lo studio, negli ultimi cinque anni, dal 2006 ad oggi, il numero di imprenditori under trenta è diminuito di 64.000 unità. Cifre che preoccupano e che dimostrano quanto sia delicato il momento economico che stiamo vivendo.
Le regioni maggiormente interessate dalla crisi sono quelle del nordest: il Veneto accusa un calo del 23%,
l’Emilia Romagna addirittura del 25%. L’intero nordest passa da un tasso di 52 imprenditori giovani ogni 1000 titolari del 2006 all’attuale 40. 

I motivi di questo calo imprenditoriale sono spiegati dallo stesso Michele Pasqualotto, responsabile di Datagiovani, ed individuati in tre fattori principali: crisi, pessimismo e difficoltà di accedere ai finanziamenti. “La crisi penalizza in maniera maggiore le imprese meno strutturate – spiega Pasqualotto - perché le imprese giovani hanno un background meno solido e si trovano soffocate dalle problematiche di carenza di liquidità”.
Sul banco degli imputati anche il cambio di mentalità imprenditoriale tra i giovani e l’indisponibilità  delle banche a concedere i crediti necessari: “Oggi c’è meno voglia di fare impresa, c’è meno fiducia in queste possibilità. Inoltre oggi i giovani iniziano a lavorare più tardi, vuoi perché si studia di più, vuoi perché l’accesso al primo impiego si è spostato avanti nel tempo. Così tutto inizia più tardi”.
“La crisi – continua Pasqualotto - ha portato con sé anche una forte stretta creditizia, per un giovane oggi è più difficile che mai reperire risorse bancarie per aprire una nuova attività. Una volta dove non arrivavano le banche c’erano i risparmi della famiglia. Oggi anche i risparmi si stanno erodendo e diventa difficile per le famiglie sostenere le imprese dei giovani”.
Non a caso la crisi si fa sentire maggiormente laddove i problemi di lavoro erano fino a qualche anno fa sconosciuti, cioè nelle zone economicamente più  virtuose come il nordest: il pessimismo imprenditoriale è dilagato, secondo Pasqualotto, proprio dove i giovani non erano abituati a disagi economici e a condizioni precarie.  

Controcorrente le piccole aziende nel settore dei servizi e del commercio, ma soprattutto le aziende “di ultima generazione”, cioè quelle fondate sul web e sui nuovo metodi di imprenditoria online (vedi temi quali crowdfunding e incubator di cui abbaimo già discusso nel blog).
È proprio in tempi di crisi, infatti, che si sviluppano nuovi metodi e nuove idee, magari meno convenzionali di quelle classiche ma ugualmente capaci di raggiungere il successo; ed è per questo che giovani imprenditori stanno già programmando e sperimentando nuove idee con cui risollevare il Paese.

Articolo di: Niccolò Negro



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