Al prestigioso contest Techcrunch Disrupt di San Francisco ha partecipato anche una Start up italiana, la Crowdengeenering di Gioacchino La Vecchia, ma la vittoria è andata a Shaker.
Dal 12 al 14 settembre si è tenuto a San Francisco uno dei più importanti ed attesi eventi nel mondo delle start up, il Techcrunch Disrupt. La prossima edizione è fissata per la fine di ottobre 2011 a Pechino, in Cina. Le iscrizioni chiudono il 26 settembre.
La manifestazione vede gareggiare investitori, innovatori, venture capitalist e business angel della silicon valley per un premio finale di 50.000 dollari ed organizza una serie di conferenze tenute dalle più importanti figure dell’imprenditoria online odierna che affinano e preparano le giovani start up. Fra i vari conferenzieri quest’anno si sono segnalati Dustin Moskovitz (co-fondatore di Facebook), Marissa Mayer e Wesley Chan di Google, Brad Garlinghouse del colosso Aol, Steve Hodges di Microsoft e Ashton Kutcher, star di Hollywood e fondatore della Katalyst Media.
Per iscriversi alla sessione di Pechino è sufficiente compilare un form online e spedire la documentazione richiesta, sempre che la start up in questione non sia stata fondata da più di due anni e che sia in attività da meno di tre mesi. Non fatevi ingannare dalla facilità dell’ iscrizione, partecipare è molto difficile perché la selezione è durissima e i partecipanti sono tanti e molto preparati.
Lo sa bene anche Gioacchino La Vecchia, che grazie a Crowdegeenering è diventato il numero uno in Italia per il crowdsourcing e che nell’edizione appena conclusasi del Techcrunch Disrupt ha presentato una nuova idea pur sempre legata al “problem solving”: Crowd4self. Questo sito è pensato per privati e piccole aziende che vogliono lanciare un’attività di crowdsourcing o che comunque non vogliono pagare un servizio ad un’azienda se quello stesso servizio può essere reso anche dal popolo della rete.
Spiega infatti La Vecchia che in Crowd4self “ci puoi organizzare una raccolta fondi per un regalo, una colletta, creare una community di supporto, lanciare una vendita virale, tradurre del testo e via dicendo”.
Il servizio si presenta infatti come una semplificazione del “fratello maggiore” Crowdengeenering e si basa quindi sull’immediatezza del passaggio idea-pratica. Continua infatti La Vecchia: “Oggi se vuoi fare qualcosa in crowdsourcing devi andare su un sito che ti dà tutto, però devi pagare e cedere il controllo. Oppure puoi costruirti un'applicazione. Sul nostro sito è talmente semplice che si può avere un'idea e dopo mezzora metterla in pratica. Se poi diventa una cosa seria allora paghi. Poi c’è la possibilità di usare i widget: puoi decidere di fare qualcosa sul tuo sito senza complicazioni, gestito in esterno da noi. Se vuoi lanciare la campagna per un nuovo logo perché farlo su un sito di altri?”
Nonostante la freschezza e la chiarezza dell’idea, Crowd4self non è riuscito a imporsi al contest californiano, andato agli israeliani di Shaker.
Il progetto, fa sapere La Vecchia, partirà comunque sul finire del mese di settembre e sarà capace di aiutare tutti coloro che vorranno lanciare un’attività di crowdsourcing.
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